Allestimento del Padiglione Italia a Expo ’92

Incarico diretto. Studio di fattibilità, progetto definitivo e autocostruzione.

Localizzazione: Genova, Ponte Spinola al Porto Antico, attuale Acquario di Genova.
Anno: 1992
Progettisti: Marco Lavarello, Matteo Lavarello con Renzo Piano Building Workshop
Collaboratori Studio Lavarello: Claudio Fimiani, Gabriella Sedazzari, Massimo Vaccheri, Emanuela Catterina
Ideazione e regia: Giulio Macchi
Illuminazione: Piero Castiglioni
Grafica: Studio Origoni/Steiner
Realizzazione: Gruppo Bodino
Fotografie: Matteo Piazza (tratte da Colombo ’92: la città, il porto, l’esposizione, “Quaderni di Mostrare 1”, a cura di Mario Mastropietro, Lybra)


L’antico Ponte Spinola che chiudeva a nord l’area dell’Esposizione Specializzata era il luogo individuato per il Padiglione Italia.
Esso comprendeva l’edificio costruito sulle fondamenta di Ponte Spinola e la Nave Italia ad esso collegata; l’intero complesso avrebbe poi costituito l’attuale Acquario di Genova.

Il progetto dell’edificio, così come il piano complessivo della riqualificazione del Porto Antico, fu firmato dallo studio Renzo Piano Building Workshop, con cui lo Studio Lavarello collaborò per il progetto di allestimento dell’esposizione che si svolse all’interno.
La configurazione degli spazi interni dell’edificio a disposizione indusse, anche sulla scorta di un confronto con il curatore Giulio Macchi, figura autorevole nel campo della divulgazione scientifica, a pensare ad una mostra articolata secondo un percorso rettilineo che cominciava al primo livello dell’edificio, di cui utilizzava gli spazi e le grandi vasche già attive, per concludersi all’interno della nave. I temi relativi al mare furono collocati all’interno del futuro Acquario, e quelli legati alla navigazione e alle scoperte geografiche nella stiva di Nave Italia.

L’eterogeneità dei contenuti esposti e degli spazi coinvolti dalla mostra suggerirono criteri allestitivi differenti accomunati però dai materiali, dalla luce, dalla grafica. L’allestimento riprendeva l’idea, consolidata nell’immaginario collettivo, di un “museo di scienze naturali”: eleganti teche contenevano gli elementi più preziosi, mentre grandi oggetti quali modelli e sculture erano utilizzati per caratterizzare ogni singola stanza. Gli ambienti erano immersi in una semi-oscurità, squarciata dall’illuminazione di accento degli oggetti esposti, e da alcuni tagli di luce verso l’esterno offerti dalla configurazione architettonica del padiglione.

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